La Spaced Practice (pratica o ripetizione dilazionata) è un metodo di studio comprovato che mira a migliorare la conservazione delle informazioni nella memoria a lungo termine. Si tratta di una strategia supportata dalla ricerca che consiste nel distribuire le sessioni di studio nel tempo, anziché concentrarle.

Descrizione del metodo
Il principio della Spaced Practice è semplice: l'apprendimento è più efficace quando le sessioni di studio sullo stesso materiale sono intervallate da pause, anziché concentrate in un'unica sessione lunga (il cosiddetto cramming).
Per applicarlo, si divide il tempo totale di studio in blocchi più piccoli e li si riprogramma per giorni diversi. La regola fondamentale è che l'intervallo di tempo tra una revisione e l'altra dovrebbe aumentare progressivamente.
Il fondamento scientifico: la curva dell'oblio
Il concetto ha origine dalle scoperte dello psicologo Hermann Ebbinghaus (fine '800), che descrisse la Curva dell'Oblio. Questa curva illustra la tendenza naturale della memoria a perdere rapidamente le informazioni appena apprese.
La ripetizione dilazionata interviene proprio su questo meccanismo. Rivedere un concetto dopo un intervallo in cui si è iniziato a dimenticarlo costringe il cervello a compiere un sforzo attivo per il recupero. È questo sforzo di richiamo che rinforza la traccia mnemonica e ne rallenta il successivo decadimento, consolidando l'informazione nella memoria a lungo termine.
Strumenti pratici e suggerimenti
Per implementare la Spaced Practice in modo pratico, è essenziale la pianificazione.
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Pianificazione degli intervalli: Stabilisci un calendario di revisione in anticipo. Una sequenza efficace può essere:
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Giorno 1: Primo studio.
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Giorno 2: Prima revisione (veloce).
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Giorno 4: Seconda revisione.
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Giorno 7: Terza revisione.
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Giorno 15, 30, 60: Revisioni successive a intervalli via via più ampi.
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Uso di software di ripetizione spaziata: Strumenti digitali come Anki o Memrise utilizzano algoritmi specifici per calcolare automaticamente il momento ottimale per rivedere un'informazione, massimizzando l'efficacia del richiamo.
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Tecnica di recupero attivo (non rileggere): Durante la revisione, l'obiettivo non è rileggere gli appunti, ma recuperare attivamente l'informazione. Chiudi il materiale e prova a scrivere, spiegare o fare un quiz sull'argomento.
Prove empiriche e considerazioni
L'efficacia della Spaced Practice è ampiamente dimostrata dalla ricerca in ambito educativo e cognitivo.
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Fonti: Numerosi studi e meta-analisi (come quelli condotti da Cepeda e Rohrer) confermano l'effetto di spaziatura su diversi tipi di apprendimento e materiali.
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Risultato chiave: La pratica dilazionata produce una ritenzione notevolmente superiore nel lungo termine rispetto alla pratica concentrata, anche se quest'ultima può dare un falso senso di sicurezza o risultati leggermente migliori nei test immediati.
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Motivazione neurale: Si ritiene che gli intervalli, specialmente quelli che includono il sonno, facilitino il consolidamento biologico dei ricordi. Le sessioni distribuite creano inoltre percorsi di accesso al ricordo più diversificati e resistenti.
Metodi correlati che funzionano insieme
La Spaced Practice è massimamente efficace se abbinata ad altre strategie cognitive:
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Retrieval Practice (Pratica di recupero): L'atto di testare se stessi (richiamo attivo) è l'azione da eseguire negli intervalli di Spaced Practice. La Spaced Practice stabilisce quando rivedere; il Retrieval Practice stabilisce come rivedere.
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Interleaving (Intercalazione): Consiste nel mescolare diversi argomenti o tipi di problemi durante una sessione di studio. Questo crea micro-spazi tra le ripetizioni dello stesso argomento e richiede uno sforzo cognitivo maggiore per passare da un concetto all'altro.
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Elaborazione: Porsi domande sul perché e sul come e creare collegamenti tra il nuovo concetto e le conoscenze preesistenti. Questo arricchisce la traccia di memoria, rendendo il recupero attivo più semplice.
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